martes, junio 20, 2006

Belem - 20/06/2006 - Ore 18.38
Dopo 97 ore di navigazione e 1500 km di fiume, abbiamo raggiunto il piu' grande porto delle Amazzoni, porta di ingresso o nel nostro caso di uscita dal delirio amazzonico, e accesso alle spiagge che mi sembra di non vedere da troppo tempo. Cisne Branco questo il nome di quella che e' stata la nostra casa negli ultimi quattro giorni. Non immaginatevi una nave da crociera o robe simili. Le barche che discendono il Rio sono l'unica forma di trasporto pubblico disponibile se si esclude il costoso aereo. E' il mezzo del popolo, si dorme in amaca a strettissimo contatto con quella che diviene una vera e propria comunita', si mangia seduti su lunghe panche passandosi le gamelle nelle quali, ogni giorno, a pranzo viene servito un pezzo di carne con riso e fagioli e a cena una zuppa di carne, riso e fagioli. I ritmi vengono scanditi dal suono della campana che indica il momento di "sedersi" a tavola, orari militari, 5.30, 11.30 e 18.00. Stephan ed io abbiamo assunto il ruolo di spacciatori di zuccheri, provvisti come eravamo di ogniqualsorta di porcata. Piuttosto restii ad assecondare la prima campana, venivamo svegliati dagli innumerevoli bimbi che aspettavano il loro muffin, piuttosto che il biscotto con le goccie di cioccolato. Ben poca parte di tal bendiddio e' finita nei nostri stomaci ma gran parte dei loro sorrisi e' finita nei nostri cuori. Ho capito da dove viene il detto "stare sulla stessa barca"; circondati da centinaia di persone che capivamo a malapena abbiamo instarutao con loro un rapporto unico e speciale fatto di sorrisi, gesti, scambi, e tanta fantasia. Persone stupende che mai ci hanno trattato come i ricchi occidentali che vogliono provare l' ebbrezza del viaggio in barca, quali forse siamo. Le giornate volano, difficile annoiarsi del monotono ma sempre diverso paesaggio amazzonico. Alle volte il fiume e' talmente largo che l'orizzonte risulta troppo vicino per contenerlo, altre si passa cosi vicino alla riva da poter osservare le quotidiane attivita' della gente che abita nelle isolate palafitte che di tanto in tanto si incontrano lungo il cammino. E poi all'improvviso si avvicinano alla nave canoe di bimbi usciti dal discovery channel, che alla veneranda eta' di anni 8 (otto) remano come dei forsennati, arpionano la barca e salgono a bordo per vendere gamberetti di fiume o banane o cuori di palma, per poi remare controcorrente chissa quanti chilometri. E poi i tramonti e le albe e i pomeriggi passati a guardare la luce modificare il colore di quel delirio davvero indescrivibile che segna la fine del "sistema" e l'inizio di un mondo che e' davvero ancora incaccessibile. E poi i delfini d'acqua dolce che di tanto in tanto decidono di seguire la nave prima di tornare alle loro usuali attivita'. E poi si attracca a un porto di una piccola cittadina che senza ragione apparente ha deciso di nascere sulle sponde di qusto fiume totalmente isolata da quella che normalmente viene definita "societa'", per scaricare qualche centinaio di bottiglie di liquore o qualche quintale di farina, nel mentre frotte di vendotori locali cercano di allietari gli annoiati palati dei viaggiatori con le loro indimenticabili banane fritte. Insomma una figata. Pace, tanta pace, esteriore ed interiore. Mi sento davvero bene.
Hasta la paz