domingo, junio 04, 2006


Ciudad Bolivar - 04/06/2006 - Ore 16.03 Stamattina, domenica, ci siamo svegliati moderatamente presto e con la calma che da sempre si addice a questo giorno della settimana ci siamo piazzati nella sala vista cattedrale della nostra magnifica posada per colazionare. Le finestre spalancate lasciavano entrare il i canti domenicali della messa cantata insieme a un piacevole venticello; se aggiungete il fatto che la suddetta sala e' fornita di un paio di amache, capirete perche' non siamo riusciti ad uscire dall'ostello prima dell'una, un po' come a casa. Citta' dunque dopo molto tempo, quasi tre settimane di playa hanno lasciato il segno, ma anche una certa voglia di rientrare nel delirio. Il primo giorno passato qui eravamo in effetti disorientati e poco propensi all'attivita' fisica, le amache ci risucchiavano nel fancazzismo, pero' ora abbiamo ritrovato la condizione atletica per passeggiare pigramente per le viuzze coloniali di questa coloniale citta', dedicata all'eroe degli eroi, il solito Simon Bolivar el libertador. E' qui che si' e' compiuta una parte fondamentale della storia del continente sudamericano, ovvero l'incontro tra gli inglesi e l'esercito bolivariano che hanno siglato in questa citta' un patto antispanico. Tale accordo ha permesso di fatto la successiva liberazione delle 4 nazioni bolivariane, senza nulla togliere ai prodi condottieri sudamericani che gia' tanto avevano fatto prima di congiungersi con i soldati di sau maesta'.Le case sono basse e i marciapiedi alti, i muri puliti, le strade sporche, la gente moderatamente amichevole ma anche disgraziatamente povera. Ovunque regna il colore: file di case rosa, verdi, gialle, azzurre, blu, rosse, arancioni e vari mix di questi. Traffico assente, quasi non si sente il raeggeton proveniente da fuori "le mura" del centro storico, in cui ovviamente regna il delirio della vita. Il centro nevralgico della citta e' Paseo Orinoco, ovvero un lungo viale piu' o meno alberato che si affaccia sul fiume piu' lungo del Venezuela, l'Orinoco appunto. La gente si siede sulle panchine che di tanto in tanto si trovano lungo la via a bere le immancabili birre polar, a baccagliare, a fischiare ai gringos, a esibire il nuovo cellulare, ad "appartarsi" con la/il fidanzata/o, a parlare ad alta voce, a portare a passeggio cani e bambini, a vendere e consumare droga, ad ascoltare musica, o semplicemente a fissare inebetita vuoi il fiume vuoi il viavai di persone.
L'elevato livello di paranoia che regna in questa citta' mi porta a proporvi un bel pappone sociale. La violenza. Ovunque sia andato e chiunque abbia incontrato il ritornello e' sempre stato lo stesso: "cuidate mucho, aqui es muy peligroso". Credo di aver gia' detto che mi sono sempre o quasi sentito abbastanza al sicuro, e che gli autoctoni (ma quanto mi piace questa parola) sembrano godere nello spaventare il turista. Pero' i numeri sono numeri e in effetti la situazione non e' delle piu' rosee. Nella capitale si parla di 70 omicidi la settimana, numero che a me sembra assurdo (10 al giorno...), ma che piu' volte mi e' stato riportato, anche se non ho mai avuto conferme ufficiali. In ogni caso siano 70, 50 o 40, sono comunque tanti; il tedesco proprietario della posada in cui vivo attualmente, ha passato la mattinata in ospedale a trovare un amico morso da un serpente: in due ore nel reparto emergenze ha dato il benvenuto a 5 (cinque) persone che avevano un proiettile da qualche parte nel corpo; circa un mese fa 40000 persone sono scese per le vie di Caracas per protestare contro la violenza; ho perso il conto di quante volte gente assolutamente comune mi ha raccontato di un suo qualche parente, amico o conoscente ammazzato per la strada. E potrei continuare. la domanda che sorge e': perche' tanta violenza? La poverta' non puo' essere una spiegazione esaustiva in quanto quasi tutti i paesi del mondo sono estremamnete poveri e in quasi nessuno di questi la violenza dilaga. La mia teoria e' fondata sul fatto che il venezuela e' la grande porta del continente, sia in entrata, sia in uscita; conseguentemente per il suo territorio circolano gran parte delle merci che riforniscono l'america del sud, in particolare armi e droga. Il numero di tossicodipendenti e' assolutamente fuori controllo, un numero incalcolabile di persone vive sperando di procurasi un po' di crack per arrivare a fine giornata; togliete il lavoro a queste persone, mettetegli un arma in mano ed e' facile fare due piu' due. Non pretendendo che questo spieghi una delle situazioni piu' incasinate di uno dei paesi piu' incasinati di uno dei continenti piu' incasinati del mondo, finalmente vi saluto.
Hasta la victoria siempre