miércoles, junio 14, 2006


Manaus, Brasile - 14/06/2006 - Ore 17.06
Mi sono innamorato. Del Brasile. E d'ora in poi alla domanda "credi al colpo di fulmine?" rispondero' senza dubbio alcuno. Tutto e' cominciato semplicemente varcando la frontiera: tanto stronzi gli sbirri venezuelani quanto amichevoli quelli brasiliani. La prima bandiera e pur non sapendo bene il
perche', una gioiosa euforia mi riempie. Due ore di viaggio e siamo a Boa Vista,
come calcolato, in perfetto orario per vedere la squadra locale battere la Croazia nel suo debutto in coppa del mondo. Il cronista esplode nel piu' lungo "goooooooooooooooooooooooooooooooooooool" che abbia mai sentito e i miei vicini saltano in piedi tirando fuori petardi, trombette e grandi quantita' di fiato. Triplice fischio e decidiamo di spostarci dal terminal dove aspettavamo la coincidenza per Manaus, al centro per un paio di commissioni. Impossibile portarle a termine: tutto chiuso per il grand evento e folla oceanica per la strada. Giallo, verde, blu, non si vede altro. Clacson, urla, raeggeton, samba, trombe, non si sente altro. Odore di gente e di benzina. tutti impazziscono. A tratti sembra di stare in guerra ma il nemico non si vede, tutti si abbracciano. E- un esplosione di vitalita' che mai avevo provato in vita mia, ci inviatano a salire sulle loro jeep, sui loro carri e sui loro pick up. Ci danno da bere ci abbracciano, ci chiedono di essere fotografati. Non si riesce a parlare, il delirio e' assoluto, continuo a girare su me stesso non sapendo dove guardare, mi perdo tra quei colori e tra quelle urla, il cuore batte all'impazzata, rido, non posso fare altro. Mai una decisione tanto drastica e' stata presa con tanta leggerezza: fatto il callo alla totale ma spiazzante liberta' di cui godiamo, e' bastato uno sguardo tra me e Stephan per decidere che passeremo i mondiali in questa terra. Obiettivo andare a vedere la finale a Rio de Janeiro, sperando che la seleçao continui a far impazzire i suoi 170 milioni di tifosi. Piu' due.
Hasta la copa del mundo