viernes, abril 14, 2006


Santa Fe - 14-04-2006
Questo viaggio mi riserva sempre maggiori problemi, alle volte insormontabili. Faccio qualche esempio: nelle ore centrali della giornata la sabbia scotta all'inverosimile e questo limita non poco la mia liberta', costringendomi a camminare sul bagnasciuga; oppure, il sole, sempre nelle maledette ore centrali, e' cosi alto da limitare l'ombra delle palme e in questo modo le mie spalle possono considerarsi gia' all'aceto; e ancora, tornando da una piccola isola di fronte a Santa Fe (Isla de Arapo) avvistiamo un gruppo di delfini (siiiiii, che teneri) e nel tentativo di fotografarli mi sono procurato un taglio sulla caviglia che sara' 2-3 millimetri, roba da 118; ma soprattutto, quello che trasforma questo posto in un vero inferno, e' la politica antifumo adottata dal governo venezuelano, per la quale su ogni pacchetto c'e' una foto di una qualche malattia che il fumo provoca. A parte i suddetti problemi tutto va a meraviglia e il luogo e' davvero suggestivo. Subito ero un po' sconcertato nel vedere mille e mille persone (percentuale di tama 90%, ma credo che il tama sia il tipico venezuelano)in una spiaggia che ha fama di essere tranquilla...miracoli della semana santa. Gli autoctoni mi hanno assicurato che di solito i bagnanti non arrivano alla ventina. Quindi mi sento obbligato a tornarci quando la calma regnera'. Il mare e' di un colore turchese che pero' assume tutte le sfumature fino al blu intenso a seconda di quanti e quali coralli ci sono sul fondale che rimane comunque sabbioso per la maggior parte. La temperatura dell'acqua e' buona, per essere ottima un paio di gradi in piu', anche se una persona normale la troverebbe ottima gia' cosi'. Nell'aria profumo di salsedine che all'ora dei pasti si mischa a quello di pesce fritto di cui sto abusando malamente. La porta della diarrea credo si stia spalancendo sempre di piu' anche se per ora non ci sono segnali inquietanti.
Un capoverso a parte lo merita la isla de arapo, quindici minuti di barca da Santa Fe, abbastanza per lasciarsi alle spalle i fasti della semana santa. Sull'isola solo pace, palme, barche di pescatori, amache e la tenda che Dimitri ed io abbiamo piazzato sulla spiaggia; il greco in questione e' un personaggio estremamente interessante: negli ultimi sei anni la Grecia non l'ha mai vista vivendo prima a Valladolid, poi a Paris, infine a Barcellona per tre anni. Ora, come detto, risiede a Caracas da quasi due anni. Colpa sua se il mio incontro con l'erba e' gia' arrivato. Qualita' molto buona, anche se probabilmente lo scenario ha contribuito a rendere tutto piu' bello. Dopo la gia' citata zars Dimitri si mette a giocare con le palle da contact e per un attimo credevo di essere al vale, ma poi ho notato che l'acqua del po' non somigliava granche' a quella che avevo di fronte. Sull'isola non esistono ristoranti ma tale mancanza e' ampiamente rimpiazzata dalla señora Elisa che ti invita (a pagamento, claro) a mangiare alla sua tavola. L'isola e' anche piena di begli animaloni, tra cui granchi enormi, pellicani (una marea!!!) iguane e mi hanno assicurato serpenti ma finche' non vedo non credo.
Un ultima nota per segnalare che in uno dei bar di Santa Fe sopra la lavagna che espone i piatti del giorno (pescado frito, pescado empanado, empanadas de pescado, ensalada de pescado...) si trova un adesivo che recita: "forza vecchio cuore rossoblu". Il nostro calcio non ha confini.
Hasta pronto
P.s. La prima foto e' di Isla Arapo la seconda e' sulla strada del ritorno a S.F.