lunes, mayo 15, 2006

Merida - 15/05/2006 - Ore 15.01Ques'ultimo week-end andino l'ho dedicato all'esplorazione delle verdissime, purissime ed altissime montagne che ricorporno questa parte di latinoamerica. Due ore di autobus su una strada tutta curve e buche per arrivare ad Apartaderos dove un breve cammino ti conduce alla Laguna Mucubaji, splendida nonostante fosse avvolta da una nebbia che mi costringeva ad asciugarmi gli occhiali piuttosto spesso. Un ora ancora di tragitto per arrivare alla Laguna Negra cosi' chiamata per le sue acque molto scure che unite alla solita compagna di viaggio Mrs. Nebbia, donavano al lago un atmosfera molto lochnessiana anche se di mostri neanche l'ombra. Il cammino per giungervi, e' immerso in quello che viene chiamato il Paramo, ovvero la flora-fauna tipica di questa parte delle Ande. La fa nettamente da padrone il Frailejones, una strana pianta verde spento, con le foglie che partono dal centro per dirigersi verso l'esterno. Il coraggio di questa pianta e' notevole dato che la si puo' trovare fino ai 4000 m. e dona all'ambiente un nonsoche di esotico e ti ricorda che sei in Venezuela nonostante la nebbia, la pioggia, il freddo e il vento. Di quel groviglio di vegetazione che in altri tempi ho chiamato tropical-montano nemmeno l'ombra. Ma non cambia solo il paesaggio. Spostandosi dalla citta' i volti delle persone assumono tratti piu' marcati, la pelle si scurisce e si brucia, i bianchi spariscono. Gli ombelichi sono coperti da abiti meno "marcati", i culi sono piu' grossi, i tacchi inesistenti. Meno videofonini e piu' cabine, meno birra e piu' vino di mora (ottimo), nomi dei paesi poco spagnoli ma molto indigeni. La musica e' limitata agli sganngherati mezzi che percorrono quelle strade e pertanto si riesce addirittura a gustare un po' di silenzio (un bene di lusso da queste parti...). Il viaggio di ritorno procede tranquillo, fino a quando non giungiamo a Mucuchies, dove il mezzo viene preso d'assalto da studenti, ubriachi, anziani, fruttivendoli, mamme, bambini, mercanti, e per un piccolo tratto anche un simpatico contadino con tanto di polli appresso; ed e' tutto un mischiarsi di voci che ben presto si trasformano in una efficace ninna-nanna.Oggi invece, intenzionato a non lasciare le Ande senza una bottiglia di vino di more, mi sono recato a El Valle, dove per botta di culo mi sono imbattuto nelle celebrazioni di San Isidoro, patrono locale. Tutto il villaggio di fronte alla chiesa a bere vino, mangiare empanadas, cercare di rimorchiare, agghindare le mucche e offrire prodotti della terra alla statua del buon Isidoro che instancabile protegge dalle intemperie questo piccolo pezzo di Venezuela. Come al solito tutti molto cordiali con il sottoscritto "gringo" al quale hanno offerto diversi bicchieri di poncho andino che mi hanno fatto preferire percorrere un paio di km a piedi prima di prendere il mezzo senza sospensioni che mi ha ricondotto in citta'.Ultime ore nella citta' che mi ha cosi' amichevolmente ospitato, un pochino di malinconia per quello che lascio, ma il vento del nord di Chocolat soffia anche per me ed e' tempo di andare.Direzione caribi a tempo indeterminato.
Hasta el mar