viernes, junio 16, 2006

Manaus - 16/06/2006 - Ore 10.07
Manaus capitale delle Amazzoni, citta' portuale dove migliaia di persone da ogni sperduto angolo dell'Amazzonia giungono ogni anno a procurarsi beni rari e introvabili a casa loro quali farina, ami, reti, polli, machete, lana e quant'altro. Ho passato due giorni a girovagare senza meta nell enorme mercato del porto dove ogni cosa che possiate immaginare viene venduta o scambiata. Ogni odore e' presente, da quello fortissimo del pesce o del coriandolo a quello meno intenso delle tonnellate di peperoncini che riempiono le bancarelle, da quello di fritto a quello di una saporita zuppa di verdure, da quello di piscio, a quello di sapone. Uomini a torso nudo con tatuaggi davvero marinareschi affollano l'area portuale trasportando sopra le loro teste immensi sacchi di ogni cosa, prima di sfruttare il meritato riposo giocando a biliardo in uno degli innumerevoli bar dall atmosfera solforosa e contrabbandieristica, e guardando distrattamente le varie nazionali che sperano di competere con il loro amato Brasile (e in un caso guardando distrattamente un porno, ovviamente alla luce del sole...). Citta' di puttane e strip club, tradizione probabilmente nata quando un viaggio lungo il rio durava settimane e i marinai aspettavano impazientemente di giungere nella capitale per dare una botta di vita alla propria vita. Citta' tenebrosa e memore dei fasti del passato, facciate di case eleganti e bohemiene (si scrive cosi???) si alternano a brutti edicifici mirafiofi-style, donne semplicemente meravigliose passeggiano a fianco a donne uscite da un romanzo ottocentesco ambientato in un malfamato porto caraibico. E mendicanti, senzatetto, venditori ambulanti, tatuatori, pescatori, scaricatori, truffatori e spacciatori si dividono il mercato. Manaus la Parigi dei tropici, grazie al suo splendido teatro dell'Opera datato 1896 e sede di un concerto di musica classica gratuito al quale abbiamo presenziato ieri sera. Piccolo, rotondo, una ventina di metri separano l'ultima fila dal palcoscenico incorniciato da un arco di mattoni d'orati da cui partono tre livelli di balconate ondulate, con tanto di ringhiera in ferro finemente lavorato e di tanto in tanto una colonna di marmo bianco che a differenti livelli assume differenti altezze. Sedie di legno stagionato e schricchiolante, cuscini di velluto rosso, e in generale un ambiente ancora elegante, che fa intuire un passato davvero parigino. Spettatori assolutamente informali, serata gratuita, il popolo ne approffitta, ed ecco che a teatro si va in canotta e infradito, si fischia, si applaude, si urla. Relax per l'udito che da mesi non ascoltava qualcosa di melodico. Accanto a me la definizione di donna sensuale e a fianco a lei il suo orribile fidanzato.
Tra un ora ci imbarchiamo per Belem, quattro giorni sul Rio, quattro giorni sull amaca, stai a vedere che mi passa il dolore ai muscoli...
Hasta la costa