miércoles, mayo 24, 2006


Maracay - 24/05/2006 - Ore 19.03
Se mi fossi allacciato la scarpa piu' velocemente o se semplicemente non fosse stata slacciata, non avrei perso l'autobus e questo post probabilmente non avrebbe avuto ragione d'esistere. Opto dunque per un taxi, dopo aver aspettato che altre tre persone si presentassero per raggiungere la mia stessa destinazione. Dunque siamo io, due ragazze di Caracas, un amico dell'autista e ovviamente l'amico dell'amico dell'autista, ovvero l'autista. Questo e' un tarro mai visto, occhiali a specchio, gel, canotta attillata con tanto di croce di legno. Anziche' raccomandare ai passeggeri di allacciare le cinture ed augurargli buon viaggio e ringraziarli per la preferenza, se ne esce con la seguente frase: "mettetevi i passaporti in bocca cosiche' vi riconoscano piu' in fretta, nel fondo del burrone". La strada che ci aspetta e' lunga circa 60 km, dei quali il 100% sono curve, che si inerpicano fino a sfiorare i 2000m per poi gettarsi in una vigorosa picchiata per tornare ad altezze quasi marine. L'amico del conducente lo stimola ad andare ancora piu' forte con frasi del tipo "cosi!!!" o "dai fratello fagli vedere all'italiano" o ancora "siamo in ritardo, siamo in ritardo", frasi alle quali colui che ha in mano le nostre vite risponde con poderose accelerate. Per avere un 'idea delle dimensioni della carregiata basti pensare che per risalire alcuni tornanti era necessario fermarsi, ingranare la retromarcia, fare manovra e finalmente ripartire. Al terzo km avevo voglia di sboccare e per il resto del viaggio ho ringraziato l'autocontrollo dimostrato di fronte all'empanadero appostatosi strategicamente a fianco al parcheggio dei taxi. I primi venti minuti di viaggio li passiamo fermandoci ogniqualvolta l'autista incontra qualcuno di sua conoscenza, ovvero praticamente ogni persona o auto sulla strada. Uno di questi gli regala persino una birra, ed e' a quel punto che ho pensato di proporgli una canna, ma poi ho lasciato perdere, visto che era troppo impegnato a rispondere ai numerosi essemmesse che lungo tutto il tragitto arrivavano al suo cellulare. Al km 30 la mia voglia di sboccare subisce una poderosa impennata, stimolata dal fatto che la mia vicina non e' riuscita a raggiugere il finestrino e ha posto fine alle sue sofferenze in parte sui miei piedi, in parte sui suoi. La nota positiva del viaggio e' che se riuscivi a non pensare alla tua potenziale morte imminente, alla tua voglia di sboccare o allo sbocco della vicina, riuscivi a goderti uno splendido panorama di verdi montagne che sembravano giocare a nascondino con il mare. Ma la poesia veniva presto interrotta dai pensieri di cui sopra o dall'incredibile bruttezza del cd colmbiano che ci ha fatto da colonna sonora.
Hasta el gran premio