viernes, julio 21, 2006


La Paz - 21/07/2006 - Ore 19.14 Dopo aver dimostrato a mestesso le pessime condizioni fisiche in cui mi trovo, ho deciso che
era arrivato il momento di fare dello sport. Dunque ieri ore 6.45 sveglia, colazione e
partenza per quel di La Cumbre nient'altro che un piccolo ammasso di case di lamiera; ma
tale localita' e' anche il punto di partenza di quella che, dopo estenuanti testa a testa
con varie strade di mezzo mondo, viene riconosciuta come la strada piu' pericolosa del
mondo. L'ambito riconoscimento e' dovuto in parte al numero di persone che mensilmente ci
lasciano le penne, e in parte al fatto che il numero dei sopravvissuti a un incidente e'
pari a 0 (zero), in quanto gli sfortunati protagonisti di un sinistro precipitano per le
diverse centinaia di metri che separano la strada dal fondo della valle. E ciononostante La
Paz dipende da questa via in quanto unico collegamento con le fertili terre dello Yungas
dove cresce cio' di cui gli abitanti della capitale vivono. In ogni caso io mi sono recato
ai 4700 metri di La Cumbre per fare dello sport; dunque bicicletta e giu' in picchiata per 4
ore, 3500 metri di dislivello, 83 km. Una figata. 99% di discesa, 99% della quale
fottutissima discesa. Meta' della strada asfaltata, l'altra meta' no; come siamo arrivati
alla fine lo potete vedere dalla foto, peccato non si veda la metamorfosi dei miei pantaloni
da blu a color sabbia. Quando non si e' impegnati a cercare di non lasciarci le penne per
l'arrivo di un autista di camion ubriaco, o per una strettoia proprio nel punto dove la
strada decide di curvare di 120 gradi, si puo' ammirare un panorama senza precedenti. (Ri)
guardatevi "I diari della motocicletta", lo scenario, i camion carichi di persone, la
strada, sono proprio quelli. Lungo il cammino si incontrano gli uomini/donne semaforo.
Armati di un cartello rosso e di uno verde sono coloro che cercano di salvare la vita a chi
quella strada la deve percorrere magari ogni giorno, appostandosi nei pressi degli angoli
piu' ciechi e segnalando l'arrivo di un altro mezzo. A quanto pare questi semafori viventi
sono i parenti di vittime della "strada della morte" che decidono di dedicare la loro vita
ad aiutare il destino a risparmiare ad altri le loro sofferenze. Ovviamente gratis. Passano
mesi, forse anni, forse tutta la vita, a correre da una parte all'altra di un angolo buio e
segnalare eventuali pericoli. Gli autisti cedono loro un po' di cibo o una moneta. Ora, io
non so se questa storia sia vera oppure no, ma se' lo e', e' la storia piu' romantica che
abbia mai sentito.
Hasta Titicaca