domingo, abril 30, 2006


Merida - 30/04/2006 Ore - 18.01
Giornata di ieri passata piu' che altro a cercare di rimanere in piedi (puta resaca), dormire, e vagliare le varie proposte per il canyoning di lunedi; serata un pochino piu' movimentata: mi trovo con Andrew intorno alle dieci alla Plaza Bolivares e decidiamo il da farsi. Optiamo per il Birosca della scorsa settimana, senza sapere che il sudetto locale il sabato sera raccoglie un ambiente non dissimile da quello di una discoteca torinese la domenica pomeriggio. Ufficialmente i minorenni non possono entrare nei club, ma la diffusione di documenti falsi tra gli adolescenti e' epidemica, facilitata dal fatto che anche io sarei in grado di riprodurre una carta di identita' locale. Sembra una tessera di blockbuster stampàta su un solo lato con al posto della firma dell'impiegato che la emette una bella e infalsificabile ics. Ben presto quindi cambiamo locale, e ci dirigiamo a La Cucaracha, senza sapere che il sudetto locale e' il mio fighetto e modaiolo della citta' (entrata 6 euro che pero' vengono restituiti in drinks (alias 3 cuba libre per esempio..)). Ambientazione incredibile: appese a delle corde sopra le teste dei ballanti mille auto di formula uno, da rally, moto, scooter, biciclette, praticamente quasi ogni mezzo che abbia le ruote (volevo proporre al proprietario di appendere un motoricchione indiano poi ho soprasseduto...). musica dall'orribile all'imballabile passando per la salsa che non e' affatto orribile ma sicuramente imballabile per un uomo coordinato e sensuale come il sottoscritto. Ore due alla maison, non prima di essermi divorato un perro caliente (si proprio cosi', l hot dog viene tradotto..) ovviamente da un porcaro locale che come potrete immaginare non era impeccabile in quanto a igiene. Andrew mi fa scassare dal ridere, canadese, lavora per una compagnia petrolifera ed e' in venezuela da quasi due anni, a Maracaibo. E' un incredibile via di mezzo tra un gringo e un no global. Sua la frase ieri sera, dopo due minuti di silenzio e una tettona passataci davanti "God bless the sylicon". Oggi giornata attiva sebbene sia riuscito a uscire di casa solo per pranzo. Mangiata che ebbi una succulenta Arepa de carne mi dirigo verso l'ingresso del piu' volte citato Teleferico. A lato di questo parte una scalinata immersa in una folta vegetazione (partenza della scalinata prima foto a sin.) che discende tutta la vallata che si estende ai piedi della citta'. Qui incontro William un venezuelano che sembra voler fare la strada con me. Mi dice che e' pericoloso andare da solo perche' la scala e' un po' isolata. Lui invece e' un tipo stra tranquillo. Cicatrici su tutta la testa, davvero lercio, mi dice che gli sono morti i genitori quando aveva 10 anni e che da allora vive per la strada e che ovviamente oggi non aveva mangiato. Mi accompagna fino alla strada sull'altro lato della valle, mi scrocca una siga e gli regalo un euro senza che me lo chiedesse. Mi ritrovo su una strada che attraversa mille minuscoli micro paesini senza nome abitati da gente cordialissima che mi saluta calorosamente; sensazione di immobilita', i vecchi stanno seduti in silenzio sui balconi, giovini bevono qualche birra, bambini si scambiano figurine. E tanto silenzio. Casette colorate spuntano da una flora che sembra volerle divorare cosi' come piccole abitazione di lamiera sorgono nei pressi del fiume. Cammino quasi un oretta passando di pueblo in pueblo, poi mi fermo a fumare una siga e qui incontro Edoardo, un ragazzino dicassettenne che si mette a parlarmi di politica e della situazione internazionale. In confronto a lui Diliberto e' un democristiano e Bertinotti uno squadrista. Mi lascia il numero di telefono di casa sua se per caso lo volessi come guida per andare in montagna. Dopo aver bevuto un caffe' a casa sua mi rimetto sulla strada, aspetto un bus e faccio ritono in citta'.Domani canyoning, entonces hasta mañana.

sábado, abril 29, 2006


Merida - 29/04/2006 Ore 20.00
Ieri sera, come prevedibile e giusto che fosse, serata impegnativa. Dopo lezione, subito un sostenuto aperitivo a base di cervezas e stomaci vuoti di cui la foto qui accanto; in ordine da sinistra Andrew, il canadese che credevo si chiamasse Greg e mio compagno di canyoning lunedi, Baas, il piu' volte citato fidanzato di Analuz che gli siede accanto, e infine annie, belga, insegnante volontaria di inglese ai bimbi che frequentano la mia stessa scuola. Tornato a casa un poco barcollante, mi infogno nel complicato compito di preparare la cena per Nicolas (ufficialmente diventato il mio fornitore....) e Sara, cercando di tenere alto il nome della cucina italiana e di non fare figure di merda dopo che avevo mosso sottili critiche al loro piatto di pasta e ketchup di ieri. Conscio dei limiti in cui l'alcool mi ha costretto opto' per la semplicita: pasta sugo e tonno. Stupefatti rimasero. Inizio serata in un localino jazz con tanto di musica viva cerca de mi casa. Il tempo di un cocktail (margarita per me, mai l'avevo assaggiato e mai piu' lo faro') e di rendersi conto che per una festa di compleanno l'atmosfera e' decisamente troppo tranquilla, ed eccoci catapultati nel delirio del Ojo del Queque un locale che ricorda Giancarlo, sia come ambiente sia come musica; quasi tutta la scuola e' li. Ho chiaramente perso il conto di quante consumazioni ho preso (ricordi un po' annebbiati, ma ho il deejavu di mille persone che mi ficcano roba da bere in mano...). Chiuso che fu el Ojo (da giancarlo differisce per il fatto che viene considerato il primo locale della serata, non l'ultimo) ci spostiamo al Cafe' Calypso, locale con musica elettronica non vi so dire se buona o cattiva, gia' e' tanto se ho notato che tipo di musica c'era.. Dopodiche' si salta al mattino, prima domanda nel mio letto stamane "ma come minchia ci sono arrivato a casa?" poi e' apparsa nella mia mente la figura del taxista e tutto e' stato piu' chiaro.Entrando nell'internet cafe' ho visto una delle tante auto mega tama e quindi ho pensato di scrivervi due cose sul mondo dei motori venezuelano. La storia nazionale delle auto si puo' dire inizi con l'elezione dell'attuale presidente Chavez anno 1998. Prima di tale data le auto private erano una rarita' e di base i catorci che si vedono oggigiorno risalgono a quell'epoca, soprattutto vecchie Chevrolet e vecchie Fiat (si noti nella foto a destra una stupenda 128, credo). Que paso' dunque con l'elezione di Chavez: semplicemnete la base della sua politica populista fu quella di dare prestiti a tutti, anche se le garanzie di ritorno erano molto basse. Risultato: un'esplosione di auto, cellulari, case, oggetti inutili e vestiti modaiol-tamarri. La domanda che tutti qui sembrano voler ignorare e' "che succedera' quando tali prestiti andranno restituiti?". Nessuno lo sa, ma tanti non hanno un bel presentimento. Con i suddetti prestiti dunque ci si compra l'auto ma la benzina come la paghiamo? Praticamente la benzina e' gratis in Venezuela, terzo produttore mondiale di petrolio, entro due anni viene data per sicuro l'ascesa al gradino piu' alto del podio, staccando nettamente la patria di Osama. un litro di carburante costa circa 7 centesimi di euro, un pieno per una macchina di media cilindrata intacchera' ben poco il vostro budget. A questo punto il giovane venezuelano tipo si chiede "se mi hanno dato un sacco di soldi per comprarmi el carro me ne daranno altri per renderlo il piu' tama possibile". Cosi' e'. Le strade sono sommerse di Uno Turbo con un impianto stereo da miliardi di watt, un numero indefinito di marmitte, luci, disegni antenne e tutto cio' che un 18 di periferia torinese potrebbe desiderare. Le mitiche Uno Turbo, pur essendo tra le piu' adatte a farsi intamarrire, non sono le uniche auto in circolazione. Mille auto giapponesi e meno Ford di quello che ci si poptrebbe aspettare. Una particolarita' del mondo a quattro ruote e' che tantissime auto hanno il lunotto posteriore pieno di scritte bianche in cui si scrivono varie cose, ma il fine di tali scritte mi e' ancora in gran parte oscuro. Le due ruote praticamente non esistono, se si esclude la Honda gialla che tanto mi ricorda quella di un amico, parcheggiata nel garage del mio condominio.Direi che di nuovo mi sono dilungato, entonces chiudo qua.
Hasta luego

viernes, abril 28, 2006

Merida - MioCompleanno - Ore 15.00
Feliz Cumpleaño a mi, happy birthday to me, Tanti auguri a me!!! E' arrivato anche il mio 23esimo anno. Per la prima volta all'estero. E' strano ricevere gli auguri da persone che quasi non conosci, ed ancora piu' strano (e toccante) e' stato ricevere un piccolo regalino da Analuz e Baas, che teneri, un set completo da festa di compleanno, cappellino, coriandoli e mascherina che probabilmente questa sera in un crescendo di svarioni mi capitera' di indossare in modo da essere per qualche minuto lo scemo del villaggio (vedi foto). Tutti qui hanno preso la notizia come una specie di evento, credo che molti aspettassero una scusa per ubriacarsi come si deve. Stasera terro' alto il nome della patria, tentando di reggere il ritmo olandese, o inglese o belga. Gliela faro' vedere. Altra news: ho deciso che mi stavo affaticando davvero troppo qui e quindi mi prendo una settimana di ferie. Ho proprio voglia di un po' di mare e da queste parti (leggi 10-11 ore di bus) si trova el Parque Morrocoy; chi c'e' stato lo descrive come un paradiso di isolette minuscole e disabitate, circondate da spiagge bianchissime dove la gente campeggia all'ombra delle palme e passa le giornate ammirando splendidi fondali corallini. Per meglio aizzare tutti voi alla violenza posto anche una foto, ovviamente non mia, di cio' a cui vado incontro. Credo che partiro' martedi in quanto lunedi' e' primo maggio, el die de los trabajadores, e ho gia' avuto esperienza di cosa voglia dire mettersi in viaggio durante un giorno festivo (vedi viaggio Puerto la Cruz-Merida 26 ore 26). Programmi per il week end: domani curarmi la resaca, domenica canyoning con tal Greg (canadese) e poi...ma come posso saperlo?
Ringrazio tuti coloro che mi hanno in mille modi mandato gli auguri e non sapete quanto mi piglia bene pensare che questa notte, nella lontana Torino, ci saranno dei brindisi per me. Vi amo tutti quanti, Hasta la victoria siempre.

jueves, abril 27, 2006


Merida - 27/04/2006 Ore 14.55
Ieri sera la natura ha deciso di accanirsi su questa povera cittadina di montagna. Come tutti (o quasi) i giorni intorno alle 19 iniza a piovere. Cio' non e' quasi mai un problema perche' il fenomeno dura poco e quindi ne approfittiamo per berci qualche cervecas. Ieri sera pero' ha deciso di incazzarsi davvero mamma natura. Quello che succede qua quando piove, essendo la citta' tutta in pendenza (forte pendenza), e' che le strade si trasformano i dei fiumi. Non sto usando parole a caso. Le strade diventano dei fiumi. Se poi piove tanto quanto ieri sera tali fiumi raggiungono la profondita' ci circa 20 centimetri e agli incroci si possono ammirare piccole onde ideali per imparare a surfare. Acqua a meta' polpaccio. Dopo aver bevuto 5 birre decidiamo che non possiamo aspettare di piu'e armato del mio kway danese mi dirigo a mi casa, praticamente a nuoto. Punto forte del racconto: devo guadare la strada 3 volte per arrivare alla meta. Immaginatevi le condizioni in cui ero. In piu' la troppa pioggia ha mandato in tilt l'efficente centrale elettrica di Merida cosicche' per quasi due ore niente elettricita'. Niente candele. Provate a fare la doccia nell'oscurita' piu' completa e vi sentirete piu' o meno come io ieri sera. Magari qualcuno di voi si e' chiesto "ma chissa' cosa si mangia in Venezuela...", o magari no, io per scrupolo ve lo racconto. Il piatto forte si chiama Arepa, ovvero una specie di panino non lievitato ma morbido e circolare di farina (di solito mais ma puo' essere grano tambien), dentro il quale ci si puo' mettere qualunque cosa: esistono arepas de pollo, de pulpo, de pescado, de jamon, de queso, de jamon y queso, de carne, de salsichon, insomma de ostias varias. Un venezuelano medio non riesce ad immaginare la sua vita senza l'arepa. Voto 6. Nonostante l'attaccamento morboso per l'Arepa, lo scettro di piatto nazionale spetta al Pabellon Criollo, un pasticcione di carne, fagioli neri, verdure miste e riso, il tutto immerso in un sugo corposo. Ideale se avete tre giorni di tempo per fare la siesta. Voto 8. Mettiamo caso che a pranzo abbiate magiato solamente un arepa e a meta' pomeriggio vi viene fame, las empanadas e' quello che il vostro cervello si sentira' obbligato a farvi desiderare. Per quanto riguarda il ripieno vale lo stesso discorso dell'arepa, pero' l'involucro e' costituito da una pastella strafritta in dell'olio che non ha nulla da invidiare a quello di McDonald. La qualita' dell' puo' variare moltissimo. Voto da 4 a 9. Mettiamo caso che per cena abbiate mangiato solamente un arepa e la mattina vi svegliate non credendo a quante fame avete, la panaderia e' il luogo dove le vostre gambe vi porteranno in maniera quasi automatica. Qui potete trovare le immancabili arepas di jamon y queso (ma le avete mangiate ieri sera) e i mitici cachitos, ovvero croissant ripieni di jamon oppure queso oppure jamon y queso. Voto 7.E' il momento dei dolci. Ti trovi in un paese che e' uno dei maggiori produttori del miglior cacao del mondo, pensi che il cioccolato spacchi i culi. Manco per il cazzo. Il cioccolato venezuelano non e' degno di chiamarsi cosi'. Quindi vado oltre. Voto 1. Deluso dal cioccolato, il turista puo' quindi avventarsi sulle envueltas de platano, banane avvolte in non so cosa cotte non so come. Voto 7. Infine le bibite. Birra, birra birra, birra. Sembra che gli autocnoni non bevano altro, anche la mattina. Chiunque ha una birra in mano. Nel fine settimana chiunque ha piu' birre in mano. Indangando a fondo ho scoperto che non bevono solo birra. Si scassano anche di Rum, ma in maniera piu' discreta (ad eccezzione che in spiaggia). Alla mia domanda "ma si beve anche qualcosa di analcolico?" un simpatico vecchietto incontrato da joseph (vedi oltre) dopo aver a lungo riflettuto, mi dice:" si beviamo anche un po' di te freddo". Ho citato Joseph, non posso non parlarne e non metterne una foto. Locale incredibile, dove i tavoli si dividono con estranei, pieno di gente, 2 euro prezzo fisso cosi come il menu: zuppa, carne a scelta, riso, insalata e dolce. Tutto ottimo. Davero memorabile. Voto 10. Ma quanto ho scritto? chiudo qua. Non prima di comunicarvi il mio sincero disappunto per l'uscita dalla Champions della squadra del nostro ex premier: deve solo sucare, lui e tutti i milanisti.
Hasta siempre.
P.s. l 'ultima foto e' stata scattata nella via dei pittori di cui post precedente. Scattata in onore di Sandro Bondi e dei suoi acerrimi nemici Cattocomunisti.

martes, abril 25, 2006


Merida - 25/04/2006 Adios a los Facistos Ore- 20.30 Buona Liberazione a Tutti. Questa mattina e' iniziata con un tocco di Oriente. Esco per fare colazione alla panaderia Roma (gestita da Italiani, usano vero prosciutto) ed e' li' che incontro un signora, sulla quarantina, che nota il mio braccialetto indiano. Lui e' venezuelano ma come lavoro fa la spola tra l'India e casa per vendere oggetti vari. Parliamo un pochino e dopo veramente poco, mi da un libro del suo maestro indiano intimandomi a leggerlo perche' non ci siamo incontrati per caso e io sono venuto a lui e quindi al suo maestro e quest'ultimo e' venuto a me tramite lui. Gli prometto che gli daro' un occhiata. Mi sono accorto che ancora non vi ho parlato della citta'. Beccatevi dunque il polpettone. Merida fu fondata nel lontano 1558 da uno spagnolo di nome Juan Rodriguez Suarez che pero' si autoinvesti' del diritto di farlo, pur non avendo una regolare autorizzazione reale. Quando il re venne a saperlo, diede ordine di catturare l'impostore e di processarlo. Cosi' fu e il nostro fondatore fu condannato a essere trascinato dal suo cavallo per la citta' finche' non fosse passato a miglior vita. Con l'aiuto di un vescoovo locale, riusci' a scappare prima che la condanna fosse messa in atto e riusci a trovare asilo nell'attuale Colombia, diventando di fatto il primo rifugiato politico del nuovo mondo. Merida dunque era una citta' illegittimamente nata ma nel 1560 tal Juan de Maldonado rifondo' la citta' gia' fondata, questa volta con tanto di autorizzazione. Quando si dice l'importanza del pezzo di carta. Ma la storia batte la burocrazia e oggigiorno la fondazione della citta' riconosciuta e' quella del nostro sfortunato eroe iniziale. La citta' si trova nella parte centrale delle Ande Venezuelane tra la Sierra Nevada de Merida e la Sierra de la Culata, due catene montuose che sembrano abbracciarla. Altitudine 1600 metri. Attraversata dal rio el Chama. Nei dintorni due parchi nazionali e circa 200 laghi. Clima dal fresco al caldino. Merida e' il luogo ideale per un torinese privo di senso dell'orientamento: tutte le vie sono parallele o perpendicolari numerate da 1 a 26 sull'asse nord-sud (calles) e da 1 a 8 sull'asse est-ovest (avenidas). Al centro del reticolo l'immancabile Plaza Bolivar, centro vitale e geografico della citta' e dei suoi 300000 mila abitanti dei quali circa il 25% sono studenti alla prestigiosa Universidad de las Andes che viene definita "el pulpo" de la ciudad, dal momento che si dubita che esista una sola famiglia di Merida in cui almeno un componente abbia a che fare con l'universita' (di cui potete vedere la facolta' di Storia nella foto in alto a sinistra). Nelle altre foto potete vedere la mia via preferita (via dei pittori) e l'ingresso di una facolta' che non sono riuscito a capire quale sia ma e' dove il lunedi' sera dando film per intellettuali di sinistra sottotitolati in inglese.
La vita notturna e' molto ricca potendo contare su piu' locali di qualsiasi altra localita' in Venezuela ad eccezione della capitale. Cosa molto importante si trovano anche locali dove la musica non e' il solito mix di raeggeton-salsa-canzonestrappalacrimecolombiana. Prezzi: birra 30 cents (la piccola, la media non esiste, se no se calienta) cuba libre un euro e 20, la bumba (misto di 17 liquori diversi na mazzata imbevibile) 1 euro e 50.
Insieme a Los Roques e al Salto Angel e' la principale localita' turistica del paese anche se per ora di turisti manco l'ombra. Se i turisti ci fossero troverebbero un infinita serie di attivita' all'aperto da fare, milioni di km di camminate, arrampicata sportiva, parapendio, rafting, canyoning, birdwatching, drinkasmuchasyoucaning per citare solo le principali. Ok se volevate una guida ve la compravate indi passo e chiudo.
Hasta mañana

lunes, abril 24, 2006




Merida - 24/04/2006 - Ore 20.15 Dunque adesso ho un appartamento e due coinquilini. Ed e' il
quindicesimo giorno di viaggio; mi sembra di essere partito da mesi.
Innanzitutto la foto con cui inizia questo post non c'entra nulla con
il post medesimo ma l'ho messa per due motivi: 1. mettere almeno una
foto interessante. 2. e' la foto a 4700 metri quella che nel post
precedente mi aveva ricordato quel quadrto simbolo del romanticismo.Casa mia: un po' l'ho gia' descritta ma ora che ci ho passato le prime
24 ore posso farlo sicuramente meglio. La casa e' molto grande e si
compone di cucinino, salone, tre camere (una mia, una di Nicolas e
Sara, l'altra una specie di studio-sala tv) e due bagni di cui uno
tutto per me. Avevo accennato alla particolarita' del mobilio: tutto
ricavato con mezzi di fortuna. HGo avuto modo di apprezzare baltre
particolarita'. Per esempio la doccia: per aprire l'acqua non c'e'
rubinetto o manopola bensi' un paio di pinze con le quali svito la
piccola vite bche regola l'afflusso dell'acqua. Dopodiche' e' una
goduria, agua caliente e getto potente. Altra peculiarita', la cucina.
I fornelli somigliano a un mostro: sono completamente neri e non sono
riuscito a capire se sono neri di per se stessi, o sono neri perche' da
quando sono stati acquistati (15 anni almeno) non sono mai stati
lavati. Probabilmente un misto tra le due ipotesi. La cosa sorprendente
e' che non fanno schifo ne alla vista ne al tatto. Ma questi fornelli
sono un mostro mutilato: due dei quattro infatti non funzionano in
quanto esplosi la prima volta che hanno provato ad usare il forno. Il
forno pertanto non funziona. E chiaramente non c'e' il frigo. Quindi si
fa la spesa per la giornata, due giorni al massimo. Ma non e' tutta
merda quella che cola. La casa mi piace un sacco, e' arredata con molto
gusto, con un pizzico di Europa e un tocco di Oriente (incensi, tavolo basso, lampade alla giapponese presumo...). Camera mia e' grande ma un po' spoglia. Regna la pulizia se escludiamo la cucina. Il condominio e' brutto ma in una bella zona, appena fuori da quello che viene considerato il centro, zona molto animata nel week end mi dicono da piu' parti. La mia finestra e' l'ultima in alto a sinistra del condominio bordato di verde che si vede nella foto. E poi ho due coiquilini. Uno Darwin, il cui vero nome e' Nicolas (il primo e' il nome con cui lo chiamano alla scuola, vassapere perche'). Nato a Caracas dove ha vissuto fino a pochi anni or sono, nonche'mio professore di spagnolo la settimana scorsa nel pomeriggio. Anni 27. Si definisce piu' anarchico che di sinistra, e' fotografo (il primo giugno ci sara' la sua prima mostra personale), collabora con l'universita' per un progetto di fonetica, parla un ottimo inglese e qualcosa di tedesco, in quanto ha vissuto vicino a Francoforte per un anno. E' molto appassionato di arte e beve come un assassino, soprattutto vino. Inoltre ha trovato il mondo per farsi pagare quasi tutto l'affitto semplicemente affittando una camera a un minchiune italiano. Ma e' giusto cosi'. Parla tantissimo e fa abbastanza ridere, soprattutto quando riesco a capire le sue battute. Coinquilina numero due, Sara alias la ragazza di lui. Tedesca. Altre info non pervenute in quanto siamo stati insieme per circa due minuti ieri sera, poi e' uscita per non far piu' ritorno finche le mie palpebre hanno retto ieri sera. Sotto casa internet in fibra ottica con tanto di webcam, lavanderia, piccolo alimentari e dietro l'angolo una birreria. Qua a fianco vedete il salotto. Qui sotto camera mia. Direi che mi sono dilungato abbastanaza. Hasta pronto amigos.

domingo, abril 23, 2006


Merida - 23/04/2006 Ore 11.00
Dopo la serata di venerdi, passata in un locale di nome Birosca con gli altri della scuola, mi sveglio ieri mattina intorno alle 8.30 con un principio di resaca che cerco di ignorare. Colazione, poi con Serena, questo il nome dell'italiana approdata alla mia posada, tra l'altro rivelatasi persona estremamente piacevole, ci dirigiamo verso il teleferico. Dopo una coda che mi permetto di definire infinita (circa un'ora e mezza) e dopo aver risolto un piccolo problema economico (Serena non poteva pagare con la carta di credito) che ci ha lasciato con la strabiliante somma di 450 bolivares in due (circa 20 cents) finalmente ci imbarchiamo. Si parte. Prendere il teleferico vuol dire veder scorrere sotto di se almeno 4 flore differenti e conseguentemente 4 climi nonche' 3200 metri di dislivello. Il rpimo stadio e' formato da quella che mi sento di definire una flora tropical-montana, sperando che nessun botanico legga mai queste righe. Quanche palma, una varieta' di pino mai vista, degli strani alberi a foglia larga e chiara, e alberelli dai fiori bianchi. Risultato: una selva inestricabile che non lascia intravedere un solo centimetro quadrato di suolo. Eccoci quindi alla prima stazione, il tempo di guardarsi attorno e di rendersi conto di un leggero raffrescamento dell'aria rispetto alla citta' e via che si riparte. L'inizio del secondo tratto ci regala uno splendida vista sulla citta' alla quale la foto non rende merito. La vegetazione si fa piu' rada, ci sono ancora degli alberelli ma si fanno sempre piu' bassi, attraversiamo qualche nuvola e tutto scompare intorno a noi per ricomparire qualche istante piu' tardi. Suggestivo. Ma siamo ormai arrivati alla seconda stazione. Il clima e' decisamente piu freddo, attacco il prolungo dei pantaloni e infilo la felpa. Siamo a 3200 metri. Terzo tratto: la situazione cambia notevolmente. Non si vedono piante piu' alte di un palmo e compaioni quelli che sembrano dei muschi. Attraversiamo spesse coltri di nubi e per qualche minuto siamo crircondati da un'irreale nulla. Si intravedono dei sentieri, probabilmente quelli dove si sono persi due olandesi qualche mese fa, nessuno ha mai saputo che fine hanno fatto. Non fatico a immaginare che trovarsi avvolti in una nube come quella di poco fa non sia di grande aiuto per l'orientamento. Ma ecco siamo giunti alla terza stazione, quota 4000. Il clima e' DECISAMENTE fresco ma siamo impazienti di giungere dove osano le aquile, Pico Espejo 4700 metri e fine del teleferico. Il paesaggio cambia nuovamente e nessuna pianta e' cosi' temeraria da scegliere queste rocce come suo habitat. Il paesaggio e' decisamente affascinante: nubi che si spostano rapide, scoprendo questo o quel picco di roccia. Mi viene in mente quel quadro, simbolo del romanticismo credo, in cui c'era un tipo in cima a una montagna con la bufera sotto di lui. Chi ha capito di cosa sto parlando lo stimo. Magari una foto vi aiuta. Il freddo e' decisamente intenso, circa meno due gradi. Gira la testa per l'altitudine e i pochi metri che separano la stazione da l'immancabile statua della madonna che domina il picco si rivelano davvero faticosi. Fiato corto, poco equilibrio. E' a questo punto che potete capire cosa il mio fisico sportivo ha subito oggi. 3200 metri di dislivello, 30 gradi di differenza. Al nostro ritorno siamo a pezzi. Orecchie tappate, muscoli indolenziti, mal di testa latente. Un gelato e un caffe' ci rinfrancano un poco insieme a una lunga chiaccherata. Ma e' il momento dei saluti. Serena questa notte dorme da un amico e io oggi mi trasferisco. Preso dalla nostalgia per il belpaese mi mangio una pizza accettabiloe e vado a duormi.
Hasta luego

viernes, abril 21, 2006


Merida - 21/04/2006 Ore 20.00
Oggi e' entrato nella mia vita Baas, figlio di Thor, allievi di Kmer, ultimo della stirpe di Mmer, nonche' fidanzato di Annaluz. Direi molto apero e simpatico, arriva da Suriname donde suo padre lavora. Oggi e' anche entrata nella mia vita xxxxxx nonche' la prima italiana incontrata in questo viaggio. E' di Viareggio ed e' qua da due mesi, torna in Italia a breve, e passera' il week end a Merida. Diomani andremo insieme a prendere la celeberrima teleferica (attrazione principale della citta') che dai 1500 metri di Merida ti porta alla veneranda altezza di 4700...svarioni assicurati. Stasera, appuntamento con gli altri della scuola per berci una birra o due o tre. Questi in breve i passi avanti della mia vita sociale, che sicuramente non si puo' ancora definire entusiasmante, che sicuramente ancora non mi evita momenti di solitudine ma che pian piano migliora.
Altra news della giornata, sono andato a vedere la casa di Darwin dove da domenica vivro'. La casa e' molto grande, iio avrei una stanza anch'essa grande con bagno personale. Paura. La cosa fighissima e' che tutto l'arredamento e' fatto con mezzi di fortuna: la poltrona e' un sedile di una vecchia Mercedes; il tavolo, basso, alla giapponese, e' fatto da una valigia semirigida su cui e' poggiato un asse di legno; il lampadario di camera mia e' opera di uno scultore in erba suo amico, cosi' come quello della sala da pranza. Me gusta mucho. C'e' addirittura un telefono. Oggi concluso il livello 3 del corso di spagnolo, prossima settimana livello 4. Nonostante viva oramai qui da un pochetto e inizi a capire come funzionano le cose, non riesco pero' a comprendere per quale motivo tutti tasti della tastiera di questo computer sono traslati. Nel senso il tasto "A" in realta' e' la "S" e la "S" e' la "D" e cosi' via. Un delirio. Non avete idea di quanto ci abbia messo a scrivere ste due cacate. Sono stanco, voy a comer.
Hasta pronto guerrlleros
P.S. la foto e' della periferia occidentale (credo) di Merida.

jueves, abril 20, 2006

Merida - 20/4/2006 - Ore 19.40
Oggi e' stata la giornata dell'incontro con gli animali. Per questo motivo mi e' sembrato giusto mostrarvi la foto della selva che si scatena un metro dopo che finisce la citta'. Primo incontro ore nove della mañana; intenzionato a farmi un caffe', preparo la caffettiera e mentre attendo che il prezioso liquido al suo inreno fuoriesca, preparo la tazzina con tanto di zucchero. Decine di formiche avevano scelto il mio pacco di zucchero come destinazione per la settimana bianca. Buttatone mezzo chilo, la mattinata trascorre senza incidente alcuno. Lezione, pranzo in centro con l'olandesa e con un nuovo zelandese di nome Tom, ritorno alla posada per la siesta. Appena sveglio, intenzionato a farmi un caffe', mi avvicino ai fornelli e noto che a fianco di questi, riposa beato un cazzo di topo ENORME, quindici centimetri almeno senza la coda. Impaurito come Minnie in un fumetto, invece di strillare, decido di chiedere soccorso alla señora della posada. Reazione sua alla vista della belva: "que cariñoso!" (che tenero!). CHE TENERO???? Comunque sia dopo pochi istanti il tenero animaletto capisce che si stava parlando di lui e preferisce levare le tende. Gli chiedo se ce ne sono molti e lei mi dice che e' la prima volta che ne vede. Che bel culo. Dopo essermi assicurato che non ci fossero altre bestie, esco direzione mercado principal, ed e' a quel punto che incontro una tigre albina. Sto scherzando. Mi dirigo al mercato ed e' con un pizzico di delusione che scopro che e' un mercato al coperto. Non so perche' ma mi aspettavo una strada invasa da bancarelle, galline, urlatori, rapinatori e biciclette e tutti i colori del mondo. Nonostante il disappunto iniziale entro e in effetti di colori ce ne molti. Cosi' come di odori. Forse meno di quello che mi aspettavo ma pur sempre una bella gioia per i sensi. Questo Venezuela poco coincide con l'idea che in genere si ha del Sud America. Insomma non si vedono indigeni con il poncio o galline in mezzo alla strada o scoppiati che ti chiedono qualunque cosa tu possa dargli. Si vede un mondo che cresce all'ombra dell'Occidente consumistico, con tutta l'intenzione di seguire le orme del grande "maestro". E' solo a uno sguardo piu' profondo che l'anima Sud Americana esplode in tutta la sua esuberanza. Esplode quando un auto diffonde le note di una salsa e allora vedi che tutte, proprio tutte, le chicas nei dintroni che inziano a ballare. Esplode quando devi prendere un bus, ed ecco che appare un mezzo che non si crede possa esistere nella realta' e non si crede possa contenere cosi' tanta gente o cosi' tanti animali. Esplode quando metti il naso fuori dalle "mura" della citta' e si apre davanti ai tuoi occhi una selva sterminata ed incontaminata, popolata da migliaia di animali e da piccoli villaggi dove il tempo non si e' fermato, semplicemente non e' mai esistito. Esplode, purtroppo, quando seduto sul tuo comodo bus, attraversi la variante locale delle favelas, infinite colline di case non terminate e sommerse dai rifiuti, fonte principale di alimentazione per la popolazione che vi abita.
Ultimo aneddoto della giornata. Aspettavo la camioneta per andare al mercato, fumando una sigaretta. Accanto a me il posto di guardia di una caserma. Il militare di turno a un certo punto mi tocca sul fianco per chiedermi di spostarmi che gli dava fastidio il fumo. Mi ha toccato con la punta del suo mitra. I cristoni che gli ho tirato non possono essere riportati.
Hasta la victoria

miércoles, abril 19, 2006

Merida 19/4/2006 Ore 19.30Quale giorno migliore di oggi per raccontarvi quel poco che ho capito della politica Venezuelana (sono o non sono uno scienziato politico?). 19 di Aprile festa nazionale de la Independecia. Per quel che mi e' parso di capire l'oggi del 1821 (ma la gente ha diverse teorie chi 1806, chi 1840...) e' stato il giorno in cui gli spagnoli oppressori hanno firmato il trattato di indipendenza con il nostro eroe Simon Bolivar, il quale alla guida dell'esercito rivoluzionario aveva battuto i suddetti spagnoli Carabobo. Il suo sogno era quello di una republica unica che racchiudesse tutto il nord del Sud America, alias le nazioni da lui liberate (Colombia, Ecuador, Venezuela e Bolivia). Dopo l'indipendenza la storia venezuela diventa molto semplice: colpi di stato, contro colpi di stato, controcontro colpi di stato controcontrocontro colpi di stato e cosi via fino al 1958. In questo secolo e mezzo di dittature, tutte le cose piu ' turpi sono ovviamente accadute. Nel 1958 appunto appena il tempo di un paio di presidenti democratici e via con i colpi di stato nuovamente, il tutto accompagnato da varie crisi economiche e da vari boom petroliferi su cui gli Stati Uniti mangiavano allegramente. Il tutto fino al 1998 quando l'attuale presidente Chavez (ex golpista chiaramente) e' stato eletto con una politica completamente antiamericana e con un lessicol massimal-comunist-populist-rivoluzionario. Risultato: le strade sono piene di cartelloni che inneggiano alla rivoluzione pacifica di Chavez, rivoluzione che se e' in corso, non si sa bene dove stia., acnhe se pare che abbia raggiunto buoni risultati per l'educazione. Mi stanno cacciando nuovamente, vi saluto.
Hasta siempre

martes, abril 18, 2006

Merida - 18/04/2006 ore 19,30
Inizio ad avere un mio equilibrio qua a Merida. La cosa che mi piace di piu' e' non aver mai fretta e in effetti non ho mai fretta. La mia giornata si svolge, in breve, cosi: mi alzo presto, anche perche' i bambini che vivono nella posada alle sette si alzano per andare a scuola e pensano bene di cantare piuttosto che sbattere i piedi piuttosto che tirarsi addosso le cose; e dato che tengo la finestra che da sul corridoio aperta mi becco tutti gli schiamazzi. Per carita' non e' un brutto modo di svegliarsi, anche perche' mi permette di vegetare nel letto fino alle otto e mezza. A quel punto mi alzo, caffe', siga, pulizia generale di me stesso, e vado a lezione. La mattina ho un professore, si chiama Darwin mentre il pomeriggio e' una lei, si chiama Rosangela. Entrambi sono molto "avanti", mentalita' aperta e conoscenza del mondo, poco cattolicesimo, piuttosto buddismo. Darwin poi mi ha proposto di andare a vivere con lui e la sua ragazza tedesca, avrei una camera singola sempre in centro e spenderei un poquito meno che alla posada. Valutero' molto attentamente la proposta, anzi credo che l'accettero'. Finita la lezione o mangio un panino con Marialuz o vado a casa a cucinarmi qualcosa, oggi pasta pomodoro e zucchine, godo. Marialuz e' molto tenera, si impegna moltissimo per imparare lo spagnolo e mi fa scassare dal ridere con la sua pronucia crucchissima. Spero che mi caghi anche da giovedi' in poi quando arrivera' il suo ragazzo. Dopo pranzo siesta, caffe', siga, e attivita' varie quali compiti o, come oggi, pub per gustarmi la sconfitta del milan in champions (memorabili le pronucie spagnole dei giocatori, su tutte "Gian Stam" e "Cecenko"). Lezione, birra con Marialuz e Adrian, svizzero di Berna che non parla una parola di spagnolo pero' ce la mette tutta. Io risulto il fenomeno, in quanto italiano, anche se mi sento un po' in colpa a insegnargli parole di "spender" o "incubos" o "trattener" o "immersion". Poi casa, cibo, compiti, lettura, letto. Aspettando il week end.
Cambiando totalmente discorso, mi sembra arrivato il momento di segnalarvi alcune particolarita' venezuelane. Si e' gia' accennato alla tamarria dei giovani autoctoni. In particolare le donne. A dispetto di una morale cattolica feroce (non ferocissima) le donne, fin da piccolissime, si vestono come delle miss, sapendo di rappresentare uno degli orgogli nazionali (insieme al clima). Questo fatto genera ombelichi scoperti, chiappe al vento, seni rifatti e chili di trucco in viso. Non importa se la donna in questione e' al mercato, in un pub, su un autobus o in spiaggia: ella deve sempre e comunque essere tiratissima.
Altra particolarita' la passione-ossessione per le comunicazioni; internet cafe' a parte, ci sono per la strada decine e decine di piccoli banchetti con appoggiati sopra 4 cellulari, ognuno dei quali serve a chiamare un numero di un diverso operatore. Sono ovunque, cosi' come i negozi di cellulari, il tutto a dispetto di una nazione sull' orlo (se non sul fondo) di quella che viene definita la piu' grande crisi economica conosciuta da un paese dall'inizio del XX secolo. E soprattutto a dispetto di una popolazione che per i suoi tre quarti vive al di sotto della soglia di poverta'. Ma questo e' affare delle campagne e delle periferie (della serie lontano dagli occhi lontano dal cuore).
Da segnalare inoltre l'imperialismo culturale americano. Su questo punto sono molto combattuto. Da un lato sembra che l'america rappresenti un ideale di vita e un modello a cui aspirare. Dall'altro pero' i "gringos" non sono cosi' benvoluti e un venezuelano ci tiene a sottolineare ogni differenza con i cugini del nord. E tuttavia l'America c'e' e si vede, non e' in ogni luogo ma credo che in fondo in fondo sia in molte teste. Per dirla con un espressione famosa le grandi citta' di questo paese sono la faccia triste dell'america, pur essendo luoghi infinitamente piu' "sorridenti" e colorati.
La passione per le lotterie: innumerevoli sono le possibilita' di scommettere d'azzardo legalmete. Estrazioni giornaliere, premi da pochi bolivares a molti milioni, non importa vincere, bisogna partecipare.
Mille altre cose potrebbero essere dette ma in primo luogo mi sto pisciando addoso e qua non c'e' il bagno, in secondo luogo mi stanno cacciando, ora di chiudere.
Hasta muy pronto

lunes, abril 17, 2006

Merida - 17/04/2006 - Ore 19.00
Il primo giorno di scuola! Vestito di tutto punto (leggi ho cambiato i pantaloni che arrivavano dall'italia e la maglietta di Santa Fe), intorno alle nove sono entrato (la porta della scuola e' quella qui a fianco) in quella che sara' la mia seconda casa per il prossimo mese. Tutti molto gentili, senza sconfinare nel leccaculismo.
Subito mi fanno fare un test sia scritto che orale e alla fine il verdetto e' che parlo abbastanza bene ma in grammatica faccio cacare. Quindi livello 3 (su 5). Unica mia compagna di corso Marialuz, che credo sia la traduzione spagnola del suo impronunciabile nome olandese. Sulla trentina scarsa, bionda, vestita semplice con tanto di scarponcini da montagna, e' un ingegnera che se la viaggera' per il sud america tre mesi, mi sembra timida ma volenterosa di imparare. A vocabolario le do merda pero' lei mi umilia quando si tratta di coniugare i verbi al passato (storico oggi il mio "irai" al posto di "fui", andai). Nota negativa: lei vive in una famiglia venezuelana che abita a tre km dalla citta', quindi zero ganci in citta'. Nota positiva: domani mattina alle dieci ci sara' un incontro tra tutti gli studenti della scuola (in tutto una quindicina) con tanto di giochini per conoscersi. L'incontro si svolgera' nel cortile della scuola.

Questa si sviluppa tutta intorno al cortile centrale per l'appunto le porte che si vedono sono quelle delle aule. Oltre a noi quindici (mas o menos) internationals, ci sono anche studenti venezuelani che seguono corsi di inglese. Ho lezione tutti i giorni dalle 10.15 alle 12.15 e dalle 16.15 alle 18.15. Week end ovviamente libero, puede ser che mi sparo il rafting questo che viene. Oggi pomeriggio primo giorni di lezione e primi compitini, devo scrivere una piccola presentazione dell'Italia dal punto di vista politico economico e turistico. Una bella pubblicita' al Berlusca non gliela toglie nessuno.

A parte cio' oggi e' continuata la mia esplorazione di Merida, sono anche uscito dal centro per cercare un centro commerciale in queanto mi serve una federa (troppo scomoda quella del sacco lenzuolo). Innanzitutto il centro commerciale non assomiglia per nulla ai nostri. Niente ostentazione di lusso, niente scale mobili, niente carrelli, niente mega hypermercato. Tanti studi medici, tanti bar, tanti negozi di telefoni, ma niente federe.

Poca fantasia oggi, vado a fare i compiti che se no la maestra domani mi sgrida.

Hasta siempre

domingo, abril 16, 2006

Merida - 16/04/2006 - ore 18.00

Dunque eccomi giunto dalle arancioni sabbie di Santa Fe alle verdi montagne di Merida. Che dire degli ultimi due giorni... uno l'ho passato svaccato sulla spiaggia dopo aver salutato Dimitri che tornava nella sua "bella" Caracas e dopo aver fatto conoscienza con tal austriaco il cui nome non sono riuscito a capirlo (Hurtigruter e' l' approssimazione piu' vicina) e con cui ho condiviso la camera la mia terza notte a Santa Fe. Il mattino dopo di buon ora mi sveglio, bagno, colazione e parto alla volta di Caracas dove avrei dovuto passare una notte per poi tomar un bus para Merida. Le cose sono andate diversamente. Arrivato a Puerto La Cruz (solo ora mi accorgo che sta citta' si chiama "porto la croce" hihi) noto che c'e' un bus diretto per la mia destinazione. Mi informo, ci vogliono 16 ore. Mi dico che non ha senso sbattersi cosi tanto, non ho fretta vado a Caracas. Ma la Semana Santa non perdona e posti liberi per la capitale non ce ne stanno a meno che non decida di partire alle 23, arrivo a Caracas previsto alle 4 di mattina. No grazie. Opto quindi per Merida diretto. Mi informano che l'unico posto disponibile e' quello a fianco all'autista altrimenti noto come posto del morto. Accetto. Ma la Semana Santa non perdona. Mi becco in pieno il controesodo pasquale e nelle prime 4 ore di viaggio accumuliamo 4 ore di ritardo. Intanto mi godo i vantaggi del posto del morto: vedo il panorama, non congelo perche' quella merda dell'autista tiene la zona pubblica a 17 gradi mentre la sua (e mia) cabina a 24, scambio due parole con una simpatica obesa che ha accettato di viaggiare in piedi. Con il calar della notte il traffico assume condizioni normali e viaggiamo spediti (pure troppo, memorabile l'autista maestro nella tecnica del doppio sorpasso, consistente nel superare un auto che sta a sua volta superando) senonche' la nostra strada e' sbarrata dall'esercito. Non e' il solito posto di blocco ma i militari in questioni ci dicono che e' crollato un ponte e che dobbiamo tornare indietro. Perse non so quante ore. Infine, a 3 (3!!!) km da Merida, il bus si ferma e non vuole ripartire. Si e' rotto i coglioni anche lui. Dopo aver spiegato al mezzo che poco manca all'arrivo, decide di ripartire e infine, dopo 26 ore di viaggio, giungo dove mi trovo. Ne esco a pezzi nel fisico e nel morale. Nota positiva, conosco Yan, tedesco di Frankfurt che studia Scienze Politche a Merida. Prendiamo un bus per il centro, scambio dei numeri e volo all'ostello. Molto carino nelle zone comuni (uno dei migliori che abbia mai visto) anche se la mia stanza somiglia a una cella con i muri arancioni. La citta' mi sorprende per la sua atmosfera familiare e per l'assoluta tranquillita'. Tipicamente coloniale, ricorda San Cristobal de las casas per chi c'e' stato con un tocco di Zapatismo in meno e un pizzico di America in piu'. Marciapiedi alti mezzo metro, giardino nella centralissima piazza Bolivar. Tutte le piazze centrali di tutte le citta' del venezuela si chiamano Plaza Bolivar. Tale onore e' dovuto al fatto che nel 1812 Simon Bolivar si e' messo con gli inglesi per cacciare gli spagnoli fondando cosi' l'odierna Republica Bolivariana de Venezuela. I soldi si chiamano bolivares. Non c'e' dubbio dunque su chi guidi la hit parade degli eroi nazionali.

Mi sono dilungato abbastanza, Buona Pasqua a todos,

Hasta mañana


viernes, abril 14, 2006


Santa Fe - 14-04-2006
Questo viaggio mi riserva sempre maggiori problemi, alle volte insormontabili. Faccio qualche esempio: nelle ore centrali della giornata la sabbia scotta all'inverosimile e questo limita non poco la mia liberta', costringendomi a camminare sul bagnasciuga; oppure, il sole, sempre nelle maledette ore centrali, e' cosi alto da limitare l'ombra delle palme e in questo modo le mie spalle possono considerarsi gia' all'aceto; e ancora, tornando da una piccola isola di fronte a Santa Fe (Isla de Arapo) avvistiamo un gruppo di delfini (siiiiii, che teneri) e nel tentativo di fotografarli mi sono procurato un taglio sulla caviglia che sara' 2-3 millimetri, roba da 118; ma soprattutto, quello che trasforma questo posto in un vero inferno, e' la politica antifumo adottata dal governo venezuelano, per la quale su ogni pacchetto c'e' una foto di una qualche malattia che il fumo provoca. A parte i suddetti problemi tutto va a meraviglia e il luogo e' davvero suggestivo. Subito ero un po' sconcertato nel vedere mille e mille persone (percentuale di tama 90%, ma credo che il tama sia il tipico venezuelano)in una spiaggia che ha fama di essere tranquilla...miracoli della semana santa. Gli autoctoni mi hanno assicurato che di solito i bagnanti non arrivano alla ventina. Quindi mi sento obbligato a tornarci quando la calma regnera'. Il mare e' di un colore turchese che pero' assume tutte le sfumature fino al blu intenso a seconda di quanti e quali coralli ci sono sul fondale che rimane comunque sabbioso per la maggior parte. La temperatura dell'acqua e' buona, per essere ottima un paio di gradi in piu', anche se una persona normale la troverebbe ottima gia' cosi'. Nell'aria profumo di salsedine che all'ora dei pasti si mischa a quello di pesce fritto di cui sto abusando malamente. La porta della diarrea credo si stia spalancendo sempre di piu' anche se per ora non ci sono segnali inquietanti.
Un capoverso a parte lo merita la isla de arapo, quindici minuti di barca da Santa Fe, abbastanza per lasciarsi alle spalle i fasti della semana santa. Sull'isola solo pace, palme, barche di pescatori, amache e la tenda che Dimitri ed io abbiamo piazzato sulla spiaggia; il greco in questione e' un personaggio estremamente interessante: negli ultimi sei anni la Grecia non l'ha mai vista vivendo prima a Valladolid, poi a Paris, infine a Barcellona per tre anni. Ora, come detto, risiede a Caracas da quasi due anni. Colpa sua se il mio incontro con l'erba e' gia' arrivato. Qualita' molto buona, anche se probabilmente lo scenario ha contribuito a rendere tutto piu' bello. Dopo la gia' citata zars Dimitri si mette a giocare con le palle da contact e per un attimo credevo di essere al vale, ma poi ho notato che l'acqua del po' non somigliava granche' a quella che avevo di fronte. Sull'isola non esistono ristoranti ma tale mancanza e' ampiamente rimpiazzata dalla señora Elisa che ti invita (a pagamento, claro) a mangiare alla sua tavola. L'isola e' anche piena di begli animaloni, tra cui granchi enormi, pellicani (una marea!!!) iguane e mi hanno assicurato serpenti ma finche' non vedo non credo.
Un ultima nota per segnalare che in uno dei bar di Santa Fe sopra la lavagna che espone i piatti del giorno (pescado frito, pescado empanado, empanadas de pescado, ensalada de pescado...) si trova un adesivo che recita: "forza vecchio cuore rossoblu". Il nostro calcio non ha confini.
Hasta pronto
P.s. La prima foto e' di Isla Arapo la seconda e' sulla strada del ritorno a S.F.

jueves, abril 13, 2006

Santa Fe - 12/04/2006 - Ore 23.30
La giornata di oggi ha riservato non poche sorprese. Mi sveglio intorno alle otto in quel di Caracas, con il morale, non si sa bene perche', alle stelle. Colazione, siga, internet. Ho quasi finito i soldi cambiati all'aereoporto quindi mi metto in cerca di una banca, per scoprire che le banche non cambiano valuta straniera. Incontro un paio di asciugoni che mi propongono di cambiarmi il denaro ma io rifiuto deciso; presto capiro' che non e' stata una saggia decisione. Trovo finalmente la casas de cambio e i tempi per effettuare questa semplice operazione sono quelli classici: un ora. Risultato: a mezzogiorno sono finalmente pronto per andare al terminal de Oriente per prendere un bus per Santa Fe. Al terminal la coda non ha nulla di umano anche se scopro che una sua logica ce l'ha e alla fine risulta piu' ordinata del previsto. Piu' ordinata non significa piu' breve, infatti la durata totale e' stata di un ora e tre quarti. Ed e' li che scende in campo Dimitri. Dimitri e' un ragazzo greco che vive da quasi due anni a Caracas, lavorando come dj e come vignettista. Anche lui come tutti (vista la coda) i venezuelani approfitta della Semana Santa per andare a svaccarsi sulla playa e decide di unirsi a me. Molto simpatico, parla uno spagnolo stracomprensibile e si sforza di capire la strana lingua che parlo io. E' a questo punto che scopro che il cambio nero della valuta straniera e' circa il 10% piu' conveniente del cambio ufficiale...Come previsto continuo a prendere inculate. I miei progetti di essere a Santa Fe nel tardo pomeriggio sfumano quando scopriamo che il primo bus disponibile e' quello delle 15 e soprattutto quando lungo la strada incontriamo un traffico masai. Appena prima di partire vale la pena ricordare due memorabili venditori saliti sul pulman; rispettivamente vendevano crema per il viso e un prodottino ("miracoloso") per l'igiene orale; perche' qualcuno dovrebbe comprare un dentifricio a secco sul pulman resta da verificare. Il viaggio prosegue noioso soprattutto da quando cala il buio e la terrificante musica sparata a palla dagli altoparlanti diventa ancora piu' terrificante. Non poteva mancare una temperatura di 20 gradi inferiore a quella esterna. Arrivati a Puerto la Cruz in palese ritardo, cerchiamo di prendere un mezzo per Santa Fe. L'attesa non e' lunga ma il viaggio non e' dei piu' comodi. Fa un caldo del dio e siamo in 25-30 in un mezzo con 14 postia sedere. Sonore bestemmie si scagliano contro il mio zaino. Arrivati a destinazione, sono le 22, cerchiamo da dormire, molte posade sono piene ma alla fine troviamo un orribile stanza per 25000 cazzilli venezuelani alias 8-9 euri in due. Sistematici, obbligatoria la siga in spiaggia dove troviamo l'ultimo dei personaggi di oggi: un pescatore assolutamente perso di ogni droga possibile (parole sue) che pero' ci offre del pesce cotto alla brace, in pratica la mia porta per la diarrea, vi faro' sapere. Ci spiega anche come ha preparato quello strano pane che accompagna il pescado, ovvero grattando non so che frutto con una lattina di birra usata (non da lui) tutta bucherellata per far si che assomigliasse a una grattugia a cui veniva aggiunta dell'acqua immagino non proprio imbottigliata. Evviva l'igiene, evviva il pampero, evviva le siga a un euro e 20.
Hasta la victoria siempre

miércoles, abril 12, 2006

Caracas 11/4/2006 - 18.10
Eccomi qui. Mix di sensazioni incredibile. Umore altalenante. Probabilmente cio che meglio descrive il mio stato d'animo e' uno strano miscuglio tra "ma chi me l'ha fatto fare?" e "paura, ci sono, libero e con un continente da vedere". Ho realizzato dov'ero, con chi ero e cosa stavo facendo quando sono entrato nella prima stanza singola della mia vita; e subito la domanda: "e mo, che cazzo faccio?"; risposta abbastanza ovvia: lo que quiero; risultato: vasche per la via sotto il mio hotel, animata da un colorato mercato dove spadroneggia il raeggeton e Laura Pausini. Musica a palla ovunque, l'iPod resta nello zaino per ora.
L'impatto: appena uscito dall'areoporto, dopo le 5 siga di rito, la sensazione di non essere cosi' nel terzo mondo come credevo. Da quando sono salito sul taxi nulla e' stato abbastanza lucido da poter essere scritto. Ma spinto da un impulso raziocinante e dall'impegno preso con i miei lettori, ho come stilato un elenco di cio' che mi ha stupito e cio' che invece non mi ha sorpreso. Ve lo riporto. Mi ha stupito che l'autista del taxi abbia indossato la cintura e guidasse in una maniera umana; non mi ha stupito il traffico abominevole (26 km un ora e tre quarti) formato da catorci semoventi che sputano nell'aria fumo quasi solido; mi ha stupito non riconoscere immediatamente i turisti dai locali; non mi ha stupito vedere ovunque bambini con mamme molto piu' giovani di me; mi ha stupito leggere sulle montagne alla periferia della citta' cubitali scritte paragonabili hai nostri no tav che recitano "paga tus tributos"; non mi ha stupito trovare due mac in due isolati; mi ha stupito l'autista del taxi che mi ha offero mille siga; non mi ha stupito che quello stesso autista mi abbia legalmente derubato di 40$ per il tragitto; mi ha stupito vedere me stesso in questa ciita'; non mi ha stupito lo stupirmi nel vedere me stesso in questa citta'; ma quello che mi ha stupito piu' di tutto e' aver gia' visto almeno dieci persone con la maglia dell'inter....ma vah!!!
Domani (oggi per chi legge) vado a la playa come da programma, non mi insultate troppo.
Hasta luego